Dovrò ricordarmi di questo momento. Il sole e il vento fresco, caldo e fresco mentre guardo le piante e mangio, da solo, come sempre, all'aperto, sul mio terrazzo... Il cielo è terso. I palazzi mi salutano con i loro occhi indifferenti. Il Vesuvio è solo una montagna sterile, bruciata per mano dell'uomo, per la prima volta nella sua storia. Per me non è cambiato molto. L'isolamento sociale di cui mi circondo mi difende dalle aggressioni sottili, peggiori delle polveri, e da quelle grossolane, che comunque prima o poi arrivano. D'altra parte ormai ho superato la soglia d'attenzione di eventuali partner, che non sono mai stati esattamente in fila ad aspettarmi neanche quando avevo 24 anni ed avevo finalmente accettato di farmi amare da chi mi piace davvero. Non sono anancastico e neanche anaffettivo. Ho dei toni autistici, dalla pignoleria alla logorrea, che rendono davvero difficile la mia presenza, ma in ogni caso vado avanti da sempre con tutte le risorse che ho a disposizione e sono pure molto fortunato. Ho questo terrazzo, questo sole, questa mia dorata solitudine. In effetti ho molti più vantaggi dall'epidemia di quanti mi aspettassi. Se non fosse per la monotonia di social e mass media che rendono impossibile rilassarsi con testi variegati e novità dal mondo, ormai tutto concentrato davvero sul proprio ombelico virale, ho perso molto meno di altri e guadagnato qualcosa. Faccio il dottore di periferia, a rischio al momento molto basso, anche se le mascherine di mia madre, che io coloro con dovizia, sono di più di quelle che ricevo dalla ASL. Pazienza, almeno arrivo sul posto di lavoro in tempo record, mentre di solito passo oltre due ore nella mia vita perso nel traffico. Non mi manca neanche la bicicletta, visto che quelle rare volte che la uso ne approfitto e ci vado a lavoro. D'altra parte sono un fissato e ci avevo fissato proprio un cartello sopra la borsa davanti: "vado a lavorare in bicicletta". La cosa migliore è che non sono più obbligato a pensare di dover avere una vita sociale, ad esempio. Ogni fine settimana della mia vita mi sono torturato chiedendomi perché gli altri escono e a me davvero fa ribrezzo l'idea di stare in compagnia di masse vaganti che da adolescente sprezzamente chiamavo gregge. Siccome non bevo, non mi drogo, non prendo neanche il caffè, non ho davvero modo di socializzare e sembra invece che sia quello il modo più efficace e comunque preteso dalla cosiddetta norma sociale. La mia sindrome di Cenerentola mi protegge da sempre. Alle 11 di sera divento una zucca. E se prima mi lamentavo per finta che per questo non potevo trovare un fidanzato, adesso sono l'unico che non sbaglia. Dei miei pazienti, riflettevo, sono guariti gli ossessivi e i paranoici. Hanno vinto loro. Pulire la casa continuamente e stare lontani dagli altri è esattamente quello che si deve fare oggi... Andare a teatro era un mio hobby, ma in realtà avendo vissuto tanti anni ho visto tutto quanto di meglio l'umanità abbia prodotto ed anche molti spettacoli di pessima qualità. I film fantasy sono ormai datati, e con Hollywood paralizzata dovrò vedere all'infinito le stesse scene, che comunque ricordo già a memoria dopo la prima volta che le ho viste. Anche la musica la ricordo, anche se con minore efficacia mnesica. I giochi ossessivi sul computer mi divertono tre minuti al massimo, finché non mi annoio per la loro evidente ripetitività o per le pubblicità che abusano della mia scarsa pazienza. La piscina forse mi manca di più, soprattutto per quel vago dolore alla schiena che mi attanaglia da tempo e che risollevava il mio incedere flessibile nell'acqua. Il sole è un mio dermatologico nemico. Se non ci fosse questo vento fresco ad obbligarmi alle maniche lunghe dovrei stare dentro a godermi dalle ampie vetrate lo stesso panorama di cemento e montagne. Le luci del tramonto e dell'alba mi sorprendono sempre. Così mutevoli e mute. La voce umana invece non la apprezzo e la dovuta lontananza di due metri mi rende orgoglioso della mia asprezza. Odio gli abbracci, perché se producono la necessaria ossitocina, utile per relazionare, nel mio caso il medesimo ormone ottiene l'effetto di irritarmi. Attendo una cura, ma credo che sarà posticipata. I miei sogni a puntate, magari partiti da una nottata di colite, mi affiancano e divertono più dei telefilm, lo ammetto. Il passaggio tra una notte e un'altra mi consente di fare flashback e magari cambiare in modo più o meno consapevole dei dettagli del sogno medesimo; come un regista alla ricerca del lieto fine o della suspense verso chissà quali novità di sceneggiatura regalate dall'inconscio. Il mio flusso di scrittura mi appaga. E' un'estensione della mia logorrea, ma finalmente diventa concreto grazie alla velocità delle mie dita ed è leggibile, a differenza della mia grafia storpia e caotica. La sfida in rete ho capito che finirà malissimo. La rabbia, l'ignoranza e la malafede di gruppi ben organizzati di disturbatori funziona. Le regole di questo enorme mondo da psicanalizzare che è la mente collettiva riversata sui social media sono già note a tutti i principali politici dell'odio e a poco serve l'amore che non so mai esprimere o la logica, che è la più facile da rovesciare di un calzino, grazie a banali trucchi di retorica. Perfino banali sofismi, anche quelli costruiti male, funzionano meglio di un messaggio di speranza o di saggezza. L'effetto è che l'umanità decade e un virus la decima infinitamente. Almeno spero, ma poi mi ravvedo considerando che i danni dello sfruttamento del pianeta e degli uomini tra loro continuerà in nome dello spread e dei ridicoli status smbol. Davvero credete che uscirete da questo incubo con un flashmob? Se non imparate a leggere testi anche più complessi di questo ed a trovare la serenità di giudizio, piuttosto che la rapida reazione del vostro stomaco acido, offrirete al mondo solo la vostra colite e spasmi di nulla senza fine. Lo scopo della vita, d'altra parte, non esiste. E la fine della civiltà occidentale potrebbe anche non essere ricordata da una futura dittatura sovietica o islamica. La Damnatio Memoriae è efficacissima. Non farmi esistere è il trucco usato da tutti per maltrattarmi fin da piccolo. A volte ostentano urla da pescivendole alcune donne o ruggiti da animali alfa feriti i cosiddetti maschi. Il nulla nel quale mi sono sempre sentito a mio agio, d'altra parte, non è il luogo dove mi cacciano loro, ma quello dal quale emergo quando loro mi maltrattano. Di solito gli ignoro, in modo del tutto passivo. Il mondo non esiste, solo il flusso di coscienza che imprimo sulla tastiera. Gli effetti sul mondo essendo scarsi io resto qui relegato a re del mondo. Paradosso evidente a chi abbia letto delle proeizioni infantili di un pilota francese disperso nel deserto. Ah la mia rosa.... No non mi sono mai preso cura di nessuno per cui non ho una rosa del cui amore disperarmi a distanza. Le mie amicizie rade, meno numerose delle dita di una mano monca. Perfette. Da sempre rinnovate ad ogni generazione o cambio esistenziale con altre anime perse in qualche modo, tutti esuli dal mondo per sanificazione involontaria. Insomma disturbi di personalità ed orsi di ogni genere. La mia famiglia. Quella nella memoria da bambino era piccola e solidale. Divisa nel troncone materno e in quello paterno. Entrambi costellati da cugine alle quali, ovviamente, non mi legava nulla se non una rara competizione intellettuale. Da decenni sono ricordi, che non potranno tornare. Neanche il Virus catastrofico ha riunito i nuclei parcellizzati dell'esistenza monca cui ci condanna l'occidente. Il mio nucleo erratico di Una Nonna, l'ego Zio e una Nipote, ha concluso il suo breve ciclo. Dettagli certi non lo rinnoveranno con l'ultimo scampolo della genetica matriarcale. Ed anche questa pace ritrovata la festeggio con questo scritto ignobile, abbandonato alla furia nullificatrice , al flusso eracliteo dei social. Ho una memoria elettronica. Nessuno storico la ricercherà e le rare mie foto finiranno prima o poi al macero, inesorabilmente. Io spero sempre che uno dei sogni ricorrenti si avveri e che la tecnologia allunghi l'esistenza e mi permetta di ritrovare un corpo più giovane ed efficiente, guardandomi bene dal curare la mia mente, ma preservandone la ricca memoria. Invece insisto e provo a curare gli altri, un po' per lavoro, un po' per pignoleria. In fondo la maggior parte delle patologie dipende da comportamenti autolesionisti, altre dai maltrattamenti subiti e quindi è facile pensare di costruire qualcosa di utile per gli altri a nome di Medici e Personale Sanitario LGBTI o gafriendly, ma questa gente ha paura, altro da fare, sono terrorizzati per la propria carriera, che sarebbe ostacolata o peggio da un Coming Out. Essere LGBTI e sapere curare gli altri è una colpa che i sanitari LGBTI non sono disposti ad espiare e così la ragione dei nostri Diritti Sanitari è appesa al palo delle poche persone che mi aiutano. Il nulla in cui viviamo d'altra parte non sarà diverso dal nulla della morte, ma in questo nulla c'è la luce e il buio. L'arcobaleno e il silenzio. Non esiste il silenzio nel nulla. Fidatevi...
MANLIO, NAPOLI